Lecce, Regina del Barocco
Piazza Duomo a Lecce - © Shutterstock
Lecce, la “Signora del Barocco”
Siamo in Puglia, ma a Lecce non si parla nè pugliese né barese: il suo dialetto particolare è molto più vicino al calabrese e al siciliano ed è l’eredità di antiche migrazioni in loco. Ed il suo nome? Viene da “Lupiae”, “Lecci”, gli alberi che copiosamente la circondavano.
Ha ben 26 Comuni che si affacciano sul mare, non su un mare, ma su due: tredici sull’Adriatico e tredici sullo Ionio. Ma c’è altro, e tanto da sapere. Lecce è la capitale del barocco e, non a caso, porta il soprannome di "Signora del Barocco", lo dimostrano 100 chiese e poi guglie, portali, palazzi, monumenti.
Piazza Duomo è una delle più belle piazze d’Europa, gioiello leccese del barocco, sulla quale si affaccia il Duomo di Maria Santsisima Assunta, il campanile alto 70 metri, il Palazzo Vescovile d’epoca rinascimentale e il Seminario. Piazza Duomo è uno dei rari esempi di "piazza chiusa", in passato alla sera veniva chiuse da porte, delle quali sono ancora visibili i mozzi.
Santa Teresa a Lecce - © Shutterstock
La Lecce Romana, Medioevale e Rinascimentale
Lecce è una città ricca anche di testimonianze e opere d'arte di epoca romana, medievale e rinascimentale. Piazza Sant'Oronzo, centralissima, è dominata dal Palazzo del Seggio o Sedile, antica sede del Municipio costruita nel 1592, accanto al quale sorge la chiesetta di San Marco.
Al centro della piazza si innalza la Colonna di Sant'Oronzo, patrono della città, una delle due colonne romane che chiudevano la via Appia a Brindisi, sormontata da una statua del Patrono della città.
La piazza conserva anche le rovine di un imponente Anfiteatro romano di età augustea, capace di contenere più di 25.000 spettatori e, se non bastasse, poco lontano si ammira il castello di Carlo V, residenza regale ed imponente struttura militare.
Basilica di Santa Croce a Lecce - © Shutterstock
Il “leccisu”, la pietra leccese
Il merito di tanto barocco va anche alla caratteristica pietra leccese, in dialetto “leccisu”, un calcare tenero che ha una grande facilità di intaglio, per poi indurire all'aria dopo la posa in opera assumendo col tempo una tonalità di colore ambrato simile a quella del miele.
Il “leccisu” è un materiale perfetto per la lavorazione artistica e la sua morbidezza ha permesso la realizzazione di rosoni, fregi e capitelli dai disegni complessi e le decorazioni simili a merletti che caratterizzano i capolavori dell’arte barocca leccese.
La pietra leccese è però molto sensibile agli agenti atmosferici e all’umidità del terreno, per cui i maestri scultori dell'epoca barocca usavano trattare la roccia con del latte per rendere il leccisu più resistente alle intemperie. Infatti il lattosio, penetrando all'interno delle porosità, creava uno strato impermeabile che ha permesso alle loro opere di giungere sino alla nostra epoca quasi inalterate.
Oggi la pietra leccese è estratta in grandi cave a cielo aperto in varie zone del territorio salentino ed è molto apprezzata anche a livello internazionale, naturalmente le tecniche di lavorazione del passato sono state in parte sostituite dai moderni macchinari, ma sul territorio sono ancora presenti degli artigiani che lavorano la pietra leccese manualmente.
Paolo Chighizola e Stefano Schiffini
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