La Costa Viola in Calabria
Costa Viola - © Shutterstock
Non solo “ferribotti”
Pensi a Reggio Calabria e ti viene in mente un gran traffico marittimo, da e per la Sicilia, di traghetti per treni, auto e camion: ma così non le si rende giustizia. Per esempio, sul far della sera, il mare e i paesaggi circostanti, assumono una colorazione violacea.
E’ il risultato di giochi di luci e rifrazioni, e del verde delle montagne che incombe sul blu del mare; il viola è poi rafforzato dalle particelle sulfuree sparate in aria dai sempre attivi e vicini vulcani Stromboli ed Etna. E' da qui che nasce la definizione di "Costa Viola", quella che si snoda da Capo Barbi alla Rupe di Scilla.
Eccoci al punto: le sue spiagge, l’immaginario collettivo le ignora. Invece su 44 km di costa, quella per la libera balneazione, supera gli 11 km, e oltre 3 sono concessi a privati per attività turistico ricreative. Le spiagge fanno parte della città, a prolungamento delle strade e delle piazze sino al mare: insomma il cittadino e il turista possono vivere due realtà ben diverse tra loro senza soluzione di continuità.
E infatti la spiaggia di Reggio per antonomasia è il Lido, presso la Rada dei Giunchi, poco a Nord del centro storico. Il suo litorale va da Villa San Giovanni a Nord a Motta San Giovanni a Sud, e presenta sia spiagge molto grandi con sabbia fine (a Catona e Gallico a Nord, e a Bocale e Pellaro a Sud), sia spiagge sassose e più strette.
Sono tutte l’ ideale per fare il bagno e prendere il sole, ma non solo: esposte frequentemente a venti gagliardi, sono la gioia per gli amanti dell' windsurf e del kite-surf. Il mare è azzurro e trasparente: meglio sottolinearlo….
Scilla (Reggio Calabria) - © Shutterstock
Scilla e Cariddi
Bruttissima la fama della navigazione nello stretto, e fin dall'antichità. Per colpa di chi? Dei vortici, che le forti correnti scontrandosi danno luogo. I più noti sono 2: Scilla (colei che dilania), e Cariddi (colei che risucchia).
Cantati da Omero, Virgilio e Ovidio, il primo ha il nome della ninfa che sedusse il dio marino Glauco, che lasciò, per lei, facendola infuriare, la maga Circe, la quale si vendicò tramutandola in mostro con 6 teste di cani rabbiosi. Scilla andò allora a nascondersi fra Alta Fiumara a Punto Pizzo, in un antro sotto una rupe e da lì seminò strage tra i naviganti che passavano.
Oggi dalla rupe, l’imponente Castello dei Ruffo sovrasta Marina Grande e Chianalea, borgo con le antiche abitazioni dei pescatori a picco sull’acqua. Da Scilla ci si gode la vista di un mare dai riflessi violacei e si può spaziare con lo sguardo dall’ imboccatura dello Stretto fino alle isole Eolie. E non mancano le bellezze artistiche, come la Chiesa dello Spirito Santo, pregevole barocco calabrese, alla Marina Grande. A Melia, frazione di Scilla, da non perdere le suggestive Grotte di Tremusa, e le Spiaggette di Favazzina.
Il vortice Cariddi è localizzato davanti alla Spiaggia del Faro, sulla costa sicula. Anche di lei si narra fosse una ninfa, figlia di Poseidone (il mare) e di Gea (la terra). Tormentata da una perenne voracità, un dì avrebbe divorato i buoi di Eracle , e Zeus, per punirla, l'avrebbe tramutata in un orribile mostro, che ingoiava tre volte al giorno un enorme quantità d'acqua per poi sputarla trattenendo, però, tutti gli esseri viventi che vi trovava.
Dove dormire in Costa Viola
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