Il fascino di Bergamo
Bergamo Alta di notte - © Shutterstock
A Bergamo le mura sono veneziane
Bergamo Alta assieme a Ferrara, Lucca, Verona, Padova,Treviso e Grosseto, ha il centro storico ancora completamente circondato da mura, che hanno mantenuto intatto il loro assetto originario nel corso dei secoli. Ma forse non tutti sanno che gli imponenti bastioni, edificati dal 1561 al 1588, furono opera della Serenissima.
Per renderla inespugnabile Venezia realizzò Forte S. Marco, 5 bastioni, una muraglia lunga 6 km in pietra bastionata continua e la armò con oltre100 cannoni. I bergamaschi pagarono molto caro trent’anni di cantiere: centinaia i morti sul lavoro, un quarto delle case demolite e l’antico volto della città sconvolto.
Non furono mai assaltate e anche nel 1796, quando arrivò l’esercito napoleonico, la città si arrese senza sparare un solo colpo.
La Serenissima le edificò non tanto per la sicurezza di Bergamo, bensì per garantire le difese del suo dominio sulla terraferma in prossimità del confine con l'odiato Impero Spagnolo, che coincideva con il fiume Adda.
Bergamo infatti, grazie alla sua posizione strategica tra la Val Brembana e la Val Seriana, era un importante nodo mercantile per il trasporto verso la Valtellina e il centro Europa delle merci provenienti dal porto di Venezia.
Tetti di Bergamo - © Shutterstock
La vecchia città ed il suo dialetto
A Bergamo Alta (in bergamasco Berghem de hura: di sopra ), da distinguere da quella in pianura (Berghem de hota: di sotto), ci si può salire con la funicolare: oltre a essere il mezzo più rapido, ci fa gustare suggestivi scorci panoramici e l’imponente cerchia di mura. La si prende in viale Vittorio Emanuele, a Bergamo di Sotto.
Sbarcati in Piazza Mercato delle Scarpe, eccoci in Piazza Vecchia, ad una bella fontana cinquecentesca; procediamo fino alla Torre del Gombito, la più importante testimonianza di età medievale.
Al di là dell’ampio portico del Palazzo della Ragione, dominato dalla Torre Civica, si apre un concentrato di monumenti da non perdere: la piazza con il Duomo, la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Cappella Colleoni e il Battistero. E’ proprio il caso di gustarseli tutti con calma.
Scoprirete la complicata lingua bergamasca, è la stessa in cui Ermanno Olmi girò "L'Albero degli Zoccoli", vincitore del Festival di Cannes nel ‘78, in cui si racconta la vita di una comunità di mezzadri bergamaschi alla fine dell’ '800.
Il bergamasco deriva dal latino volgare, innestato sulla lingua celtica dei Galli e modificato da terminologie longobardo/germaniche.
I bergamaschi intercalano con pota: indica uno stato di rassegnazione al proprio destino o a particolari circostanze e/o situazioni. E ora vi sveliamo il mistero del suo significato, presente anche nella letteratura carnevalesca, insomma indica il genitale femminile.
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